Archive for gennaio, 2018

LAGHI INVISIBILI

Le hanno nominate le dighe del silenzio, perché da quando sono state costruite non sono mai entrate in funzione, stiamo parlando degli sbarramenti di Votturino e Redisole in Sila, due opere idriche, incompiute.  Le dighe sono state progettate alla fine degli anni ’50 al fine di fornire acqua per l’irrigazione di gran parte dei terreni agricoli silani e di assicurare il prezioso liquido alle popolazioni del Crotonese. I lavori sono stati completati alla fine degli anni ’80, realizzando anche la rete e le prese di distribuzione per l’irrigazione dei terreni agricoli posti a valle. In questo arco temporale però si sono verificate delle problematiche strutturali: contenziosi sugli appalti, interruzioni del finanziamento e altre ragioni che non è dato sapere, che hanno però impedito il completo utilizzo degli invasi. Nel 2013 sono stati approvati altri progetti per la messa in funzione definitiva delle dighe, apportando dei miglioramenti delle attività legate all’agricoltura ed al turismo. Si è poi intervenuti nella fase conclusiva dell’operatività delle dighe realizzando la fornitura e la messa in opera di estensimetri multipunto ad asta e delle stazioni idrometrografi, che sono necessarie al monitoraggio dell’andamento idrografico degli invasi. Ad oggi però non sono ancora entrate in esercizio nonostante le ripetute sollecitazioni delle amministrazioni comunali di San Giovanni in Fiore e Serra Pedace che in quest’arco di tempo si sono succedute e cosi, queste opere al momento stanno subendo il classico depauperamento e vandalismo, sino al punto da renderle quasi inutilizzabili. Il progetto interessa diversi comuni per circa 200mila abitanti che sarebbero stati serviti dai due invasi che avrebbero fornito acqua sufficiente per irrigare 16mila ettari circa di terreno. La realtà che racconta l’ANBI (Associazione Consorzi di bonifica), oggi è invece di due opere i cui lavori sono iniziati negli anni ’60, ma dopo quasi 60 anni risultano completati solo al 70%. Intanto, denuncia sempre l’ANBI, 11mila ettari di terreno soffrono la siccità. Le opere idriche incompiute, in un Paese che affronta e affronterà situazioni di siccità sempre più severe d’estate, mentre tra autunno e inverno è perennemente a rischio dissesto idrogeologico, con morti e gravi danni, sono una cosa che “brucia” sulla pelle dei tanti cittadini che vedono queste opere iniziate da moltissimo tempo ferme, con gli espropri che sono già stati fatti, con tante risorse che sono state investite. Sono cose che denotano l’incapacità della politica di dare risposte positive alla collettività che aspetta ancora lo sviluppo del territorio Silano. I prodotti agricoli della Sila che sono apprezzati nei mercati italiani e mondiali nascono da terreni irrigati; allora lo sviluppo del nostro altipiano passa soprattutto anche dall’irrigazione. In quest’ultima annata, nella quale abbiamo riscontrato una grande siccità si è prodotto un’agricoltura di qualità solo grazie però all’irrigazione di soccorso, tanti prodotti invece non si sono potuti realizzare per mancanza, appunto, dell’acqua un elemento indispensabile per la crescita di tutto.

Francesco Mazzei