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BENEDETTE LE FRATTAGLIE SCARTATE DAGLI INGLESI

di Saverio Basile

Finita la guerra, che mio padre non fece per un difetto fisico che si trascinava dalla nascita, fu assunto dagli inglesi nell’accampamento di Palla Palla come “vetturiere”, cioè accompagnava con il calesse trainato dall’instancabile mulo di nome Saracino, lo chef della mensa militare a fare la spesa in paese. Questi ordinava la carne (mezzo vitello, se non addirittura intero e così capretti, carne di pecora ecc.) che poi mio padre andava a ritirare il pomeriggio. I macellai, com’ è solito fare ancora oggi dalle nostre parti, a chi compra un animale macellato per intero, forniscono anche le frattaglie cioè: cuore, fegato, polmone, testa, e intestini con i quali le nostre donne hanno sempre preparato squisiti e piccantissimi manicaretti, che in quei tempi però si chiamavano a buona ragione “scaccia fame”, giacché non c’era altro da mangiare. Gli inglesi, per loro cultura, disdegnavano le frattaglie, che mio padre, invece, portava volentieri a casa due o tre volte la settimana e che, data la quantità, mia madre distribuiva in parte ai parenti e agli amici del vicinato. Erano tempi duri, se uno aveva un pezzo di terra riusciva a sfamare la famiglia con patate, fagioli, zucche, cavoli e mele; altrimenti era la fame. La carne si comprava alla “Beccheria Legionaria” non più di cento grammi la volta, da far mangiare ai bambini e agli ammalati. Perciò quelle benedette frattaglie costituivano il nostro prelibato pranzo, che ironicamente, chiamavamo fricassée, quasi a sfottò degli inglesi che le scartavano con disgusto.

da: “Il Giornale” – 25 maggio 2018