L’ESPRESSO E GLI “AFFARI DI FUOCO”

“L’inchiesta condotta da Fabrio Gatti e pubblicata sull’ultimo numero de L’Espresso, in merito all’utilizzo dei Canadair ai loro costi ed utilità riporta alla ribalta quanto da me osservato e denunciato qualche tempo fa, trovando per la verità poco ascolto e tante incomprensioni sia fra le cosiddette “autorità” e sia fra gli stessi sindacati (tranne lodevoli eccezioni)”. È quanto afferma Mimmo Bevacqua vice presidente della Provincia di Cosenza e fondatore del movimento politico culturale Zonadem. L’inchiesta de “L’Espresso” finalmente ci rende chiara ogni cosa e ci illustra i, non tanti misteriosi poi, “affari di fuoco”. Solo per riprendere qualche dato del “grande affare”: 200 milioni all’anno di risorse, in qualche modo sprecate; migliaia di euro per ogni ora di volo di un Canadair; 40 milioni per l’acquisto di un solo mezzo aereo; altri milioni per il liquido estinguente e ritardante. Per che cosa? Per nulla! Solo sperpero di denaro pubblico. E gli incendi avanzano. Nell’inchiesta, il tenente colonnello Giovanni Battista Molinaro afferma chiaramente: “Buttare acqua dal cielo con i Canadeir serve soprattutto a spendere una valanga di soldi”. Come dicono coloro che nella montagna e sulla montagna ci vivono, gli incendi si combattono a terra, con la prevenzione, la cura ed, “io – tiene a precisare Bevacqua – direi anche, con l’amore per la montagna”. Eppure, come si dice sempre nell’inchiesta, basterebbero molti meno quattrini per una seria opera di prevenzione; basterebbero molto meno risorse per favorire l’associazionismo ed occupare temporaneamente anche giovani volenterosi; magari utilizzando i “Contratti di responsabilità sociale e territoriale” già sperimentati anni fa sull’Aspromonte, e non a caso ostacolati dall’industria degli incendi ed anche dalla criminalità organizzata. I “famosi e storici” operai forestali calabresi, che hanno svolto un ruolo importante in tale contesto per essere poi quasi criminalizzati (malgrado la grande opera di rimboschimento messa in atto sulle montagne della Sila e nel resto della Calabria), andrebbero senz’altro rivalutati per il lavoro svolto. Senza con ciò voler nascondere abusi ed esagerazioni che avevano portato a parlare “dell’esercito dei forestali” e del loro utilizzo persino per la pulizia delle spiagge… Ma la colpa sicuramente non può essere imputata agli operai semmai ad una certa classe dirigente incapace di programmare e di esprimere autorevolezza nei confronti del governo centrale che ha portato alla distruzione del comparto della forestazione. “Il Presidente Letta, - prosegue Bevacqua – nei giorni scorsi, ha annunciato la vendita di tre costosi jet per reperire risorse in favore della lotta agli incendi. Ma io mi permetto di dire che ciò non basta. L’impegno è più gravoso. Innanzi tutto, bisogna fare ogni sforzo per riportare gli uomini sulla montagna e per rendere la vita “facile” a quei “pochi e coraggiosi” che ancora vi risiedono, sfidando pregiudizi e tante difficoltà. Chiudere una scuola in montagna significa favorire gli incendi; chiudere gli ospedali, le poste, ridurre le linee di trasporto significa favorire gli incendi. E dopo gli incendi: le frane, i dissesti, le alluvioni, una’altra Sibari devastata e annichilita dalle acque. Zonadem – conclude Bevacqua – su questi temi non rimarrà certamente insensibile, promuovendo nei prossimi mesi occasioni di dibattito e confronto, senza timori o preoccupazione alcuna, invitando fin d’ora la giunta regionale e il suo presidente, almeno, a far conoscere ai propri uffici che cosa è Calabria Verde. Per evitare una seconda brutta figura come quella registrata con il giornalista de L’Espresso“.

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