Archive for giugno, 2025

MONS. LANZA, TRA QUESTIONE MERIDIONALE E FORMAZIONE DEL LAICATO

SARA’ RICORDATO A COSENZA LUNEDì 23 GIUGNO IN CATTEDRALE

di Francesco Capocasale

Assume particolare rilevanza l’iniziativa promossa per il prossimo lunedì  23 giugno e dedicata a mons. Lanza, arcivescovo di Reggio Calabria dal 1943 (nominato a soli 38 anni) fino al giugno del 1950, principale estensore della Lettera dedicata alle problematiche del Mezzogiorno. La lettera fu, come è stato sottolineato, una positiva sintesi tra “azione pastorale e contemplazione evangelica, pensiero e testimonianza, azione concreta e visione teologica, servizio e studio”. All’iniziativa, che si svolgerà presso la Cattedrale di Cosenza, saranno presenti l’arcivescovo mons. Giovanni Checchinato  che celebrerà la Santa Messa  e mons. Leonardo Bonanno, vescovo emerito di San Marca Argentano, che illustrerà la lettera del 1948. La lettera sulla questione meridionale resta un punto fondamentale ancora oggi rappresentando, infatti, l’attenzione della Chiesa del Sud per l’impegno pastorale orientato verso le problematiche sociali. Nella lettera elaborata da mons. Lanza  che, certamente rimane una “figura profetica”, venivano analizzate le criticità meridionali  è quasi, come più volte, è stato rilevato,  un “trattato di sociologia cristiana” . L’idea della lettera-pubblicata nel 1948 fu  sostenuta anche da Papa Pio XII ,sottoscritta dal cardinale Ascalesi di Napoli e pienamente condivisa da mons. Montini impegnato, in quegli anni, nella segreteria di stato e sincero amico di mons. Lanza. È stato scritto che la lettera è di  “portata rivoluzionaria”, quasi quanto la Rerum Novarum, sicuramente ha inciso sui processi politici /amministrativi  del periodo, fine anni 40 ed inizio anni 50, con provvedimenti governativi  di enorme rilievo  per promuovere lo sviluppo Sud, pensiamo alla Riforma agraria, alla Legge Sila, la nascita della Casmez e della Svimez. In un bellissimo e interessante libro di Diomede Ivone, pubblicato da Studium, da Vita e Pensiero e da Meridionalisti cattolici, c’è la descrizione delle teorie e i nominativi degli esponenti e studiosi di maggiore rilievo che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, all’inizio della storia repubblicana, elaborarono  una nuova politica meridionalistica, anche alla luce della Lettera richiamata e che incisero profondamente sulle politiche dei governi De Gasperi. Tra i maggiori esponenti  di questo filone  c’erano, ne cito  solo alcuni, Pasquale Saraceno, Ezio  Vanoni, Pietro Campilli, Tommaso Morlino, che in seguito fu Ministro più volte, sempre  vicino alle posizioni  di Aldo Moro. Questi studiosi che provenivano dalle università italiane, dalle categorie professionali e dall’impegno politico nella DC Degasperiana, lavorarono in maniera “concordemente operativa” e, secondo una felice definizione di Saraceno, applicando  la logica di “un numero accanto ad un problema”. Era un nuovo approccio alla Questione Meridionale già prefigurando la creazione  di una istituzione/strumento  – giuridico- economico – finanziario per mobilitare risorse indirizzandole verso il Sud, sul modello delle agenzie di sviluppo nate  durante il new deal roosveltiano. Rappresentavano come è stato scritto  un “meridionalismo non gridato” , ma un meridionalismo ragionato all’insegna “dell’intelligenza tecnica”. Al gruppo del professore Saraceno apparteneva anche l’on. Moro, già costituente  e all’epoca, impegnato e attivo parlamentare e successivamente componente dei Governi repubblicani. In questo contesto  nacque nel 1950 , dopo la lettera  del 1948 elaborata da mons. Lanza,  la Cassa per il Mezzogiorno, che trasformò il territorio meridionale, unitamente ad altri provvedimenti come la Riforma Agraria, le leggi  per la Bonifica ed altre iniziative, come i primi progetti di irrigazione e di sistemazione idraulico /forestale con i cantieri lavoro della Casmez  che incisero profondamente per migliorare le condizioni socio/economiche delle aree meridionali. Il professore Saraceno  che risentiva della” filosofia del “Codice di Calmadoli”  aveva anche  partecipato alla  gestione  con “saggia oculatezza” degli aiuti americani  dopo il conflitto mondiale dell’ Unrra e del Piano Marschall , ispirò, infatti, negli anni successivi  tra l’altro, lo schema Vanoni  del 1954  che, come rilevato dagli storici, avrebbe comunque voluto diverso, aveva infatti con Ezio Vanoni, un grande rapporto di stima e amicizia, fu certamente al pari di Rossi-Doria e Francesco Compagna e tanti altri un meridionalista autorevolissimo se non forse il più autorevole. I  meridionalisti cattolici furono positivamente  influenzati dalla Lettera redatta da mons.  Lanza, arcivescovo di Reggio Calabria su “I Problemi del Mezzogiorno” che, dopo i primi iniziali timidi consensi, alcuni- come ricordato anche autorevoli, fecero  registrare  ulteriori e  significative adesioni dispiegando  negli anni  successivi  una positiva diffusione. In quegli anni a partire dal 1948 anche nei Congressi della DC come a quello di Napoli, il Mezzogiorno ebbe, infatti, una particolare attenzione con riferimento ad un programma di” aiuti sociali” a favore del Sud. Anche il viaggio del presidente De Gasperi in Lucania, accompagnato dal giovane deputato Emilio Colombo, fu decisivo per impostare, a livello governativo, politiche di sviluppo per il Mezzogiorno, così come il viaggio in Calabria dell’On. De Gasperi che fece tappa anche in Sila a San Giovanni in Fiore il 29 novembre 1949. In questo periodo storico, ruolo molto  attivo fu svolto dal ministro Giulio Pastore, già sindacalista della Cisl e poi  Ministro per il Mezzogiorno e dall’on. Amintore Fanfani che, da Ministro dei LL. PP. , si impegnò  notevolmente nella direzione di favorire lo sviluppo del Mezzogiorno. Sia nel congresso della DC a Napoli nel 1947 che in quello del 1954, sempre a Napoli, ricordato perché l’ultimo per la presenza di De Gasperi e per il discorso dell’on. Emilio  Colombo sul Mezzogiorno, “riecheggiò “ l’intervento di Don Luigi Sturzo al congresso del PPI del 1923, per una “vera integrazione sociale ed economica del Sud con il resto dell’Italia”. Successivamente, quasi alla vigilia del miracolo economico italiano e dell’avvio dei governi di centrosinistra di Moro/ Fanfani e Nenni, fu emanata la Nuova Legge sul Mezzogiorno nel 1957 che tra, l’altro, prolungava l’operatività della Casmez fino alla metà degli anni sessanta, nello stesso periodo, Enrico Mattei con l’ENI si impegnò  in maniera rilevante in Sicilia e in Basilicata, soprattutto, per il processo di sviluppo del Meridione. Nel contesto calabrese e cosentino ci furono anche autorevoli meridionalisti come il professore Costantino Mortati, costituzionalista, eletto alla Costituente, insigne giurista e Vito Galati, sul piano governativo gli onorevoli Fausto Gullo, ministro per l’Agricoltura e poi della Giustizia e Gennaro Cassiani che, come scritto dall’on. Andreotti, rappresentava la “vecchia guardia degasperiana”. Bisogna anche ricordare quanti si erano formati alla scuola di Don Carlo De Cardona prima e di Don Luigi Nicoletti dopo del cattolicesimo sociale e popolare, in primis Don Serafino Sprovieri, vescovo di Rossano e Benevento che, attraverso il “Premio Cosenza”, promosso da mons. Aniello Calcara, negli anni 50, riuscì a tenere viva l’attenzione sulla Questione Meridionale, organizzando diversi incontri  fino all’inizio degli anni 70, facendo venire a Cosenza in  assai interessanti autorevoli storici come il professore Gabriele De Rosa che rimane il più grande studioso di Sturzo, soprattutto con il libro: “Sturzo mi disse” , scritto, quando Don Sturzo, ospitato a Roma dalle canossiane, dettò  le sue memorie in relazione alle tematiche dell’autonomismo, il ruolo delle Municipalità e degli Enti Locali. Concludendo, riprendo una valutazione compiuta in  un recente studio della Fondazione Ebert,  relativamente ai parametri di differenza tra le province italiane – “dal lavoro alla qualità della vita”, emerge il dato negativo che c’ è molto, moltissimo da fare ancora  per “allineare il Sud al resto dell’ Italia e dell’Europa”, quasi in perfetta coerenza  con quanto scritto dal professore Saraceno in un ancora famoso e utile articolo da rileggere pubblicato dal Corriere della Sera nel 1974 dove si affermava che solo “lo  0,50 della ricchezza prodotta viene impiegato a favore del Sud. Tornano di attualità, a questo riguardo le parole pronunciate da Papa Giovanni  Paolo II a Reggio Calabria nel 1988 : “L Italia non potrà essere riconciliata, ove non si giunga  ad una riconciliazione tra il Sud e il resto del nostro paese”. Sono  valutazioni  ancora attuali  e condivisibili, pur in un  contesto nazionale e internazionale,  e non solo europeo, notevolmente mutato, c’ è da chiedersi  riuscirà l’intervento del  Pnrr a favorire l’integrazione socio/economica con il resto del nostro paese e con l’Europa? Per questo interrogativo,  le  cui risposte che si auspicano  e si prefigurano come aspettative più che legittime, dovranno essere  valutate nei prossimi anni dopo l’attuazione del Pnrr.