SCUOLA DI FORMAZIONE GIOACHIMITA

Venerdì 13 aprile 2018, nella Sala didattica del Centro internazionale di studi gioachimiti, ubicata nell’Abbazia Florense, si è svolta la quarantasettesima lezione della Scuola di formazione gioachimita organizzata dal Centro Studi per promuovere la diffusione della conoscenza di Gioacchino da Fiore e del gioachimismo. Relatore Il prof. Roberto Rusconi, emerito docente di Storia del Cristianesimo all’Università Roma Tre e membro della Commissione internazionale per l’edizione degli Opera omnia di Gioacchino da Fiore, nonché curatore delle pubblicazioni del Centro Studi presso la Casa editrice Viella di Roma e il prof. Giuseppe Riccardo Succurro, presidente del Centro Studi e direttore della Scuola. Il tema trattato “Eretico, profeta, filosofo o teologo? Le declinazioni della reputazione di Gioacchino da Fiore”. L’abate calabrese è stato oggetto di una reputazione variabile, dal tempo della sua vita sino ai giorni nostri. È stato fatto notare dal prof. Rusconi. È giocoforza, quindi, ripercorrerne le tappe.  Fu consultato in veste di profeta da Papa Lucio III e da Riccardo Cuor di Leone.  A Parigi Pietro il Cantore biasimava il suo metodo della “concordia”, nello stesso tempo in cui Papa Clemente III lo esortava a scrivere. Da taluni fu ritenuto eretico dopo il decreto Damnamus del IV Concilio del Laterano (1215) e alla metà del secolo XIII una commissione papale indagò l’ortodossia dei suoi scritti dopo lo scandalo dell’Evangelium eternum di Gerardo da Borgo San Donnino. Una lettura “militante” dei suoi scritti, e la redazione di commenti scritturistici a lui attribuiti, fu coltivata da frange radicali, in particolare all’interno dell’Ordine dei frati Minori.  Dopo la pubblicazione a stampa delle edizioni veneziane tra 1515 e 1527, la sua reputazione dipese dalla lettura di quei volumi. Per tutta l’età moderna e oltre su quella base fu variamente formulata la sua reputazione. Il ventennale lavoro di edizione critica dei suoi scritti autentici ha messo in luce il progredire della sua riflessione teologica: dalla “Concordia” su base scritturistica alla dinamica trinitaria, inserita all’interno di una teologia della storia orientata dall’escatologia. E così alla fine viene restituita l’immagine autentica di un monaco teologo.

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