DON PANIZZI TIENE LEZIONE DI ANTIMAFIA AI LICEALI

Educare alla libertà, alla verità, al senso di comunità, alla cittadinanza, alla solidarietà. Questo il messaggio, l’appello di don Giacomo Panizza, sacerdote, scrittore e pedagogista antimafia, alla seconda lezione di “Scuola di antimafia” presso il Liceo scientifico di San Giovanni in Fiore, l’iniziativa del Comune silano finalizzata a promuovere la cultura della legalità e dell’impegno civile tra i giovanissimi, con un programma di incontri nei vari istituti scolastici insieme a testimoni di giustizia, giornalisti, religiosi e magistrati in lotta contro la ‘ndrangheta. Don Panizza ha raccontato la sua storia di prete attivo in Calabria tra gli ultimi, specie tra i più deboli di Lamezia Terme (Cz), municipio al terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose. «I boss – ha detto don Panizza ai liceali dello Scientifico di San Giovanni in Fiore – cercano e comprano il consenso perché vogliono comandare. Bisogna educare le coscienze all’autonomia di giudizio, fondamentale in una regione come la Calabria, in cui la disoccupazione e la povertà camminano di pari passo, con tutte le diseguaglianze e ingiustizie che ne derivano». Massima l’attenzione in platea, la dirigente scolastica Angela Audia ha introdotto la relazione di don Panizza, anticipando che il prossimo 17 maggio il procuratore antimafia Nicola Gratteri sarà al Liceo scientifico locale. Il sindaco Giuseppe Belcastro ha ribadito l’obiettivo del progetto culturale “Scuola di antimafia”. «La politica – ha affermato il primo cittadino di San Giovanni in Fiore – deve investire e scommettere sulla formazione delle coscienze, intanto delle nuove generazioni, partendo dai luoghi di frontiera, segnati dal sacrificio degli emigrati e da profonde crisi occupazionali e dunque economiche. Mai come adesso, c’è il bisogno che le istituzioni e le rappresentanze politiche si alleino per fermare l’espansione criminale e proporre, costruire modelli di crescita alternativi». «La Calabria – ha rimarcato don Panizza – si deve abituare a camminare con le proprie gambe. La grande sfida per il futuro è una: il coinvolgimento di tutti gli attori sociali in un processo, possibile, di emancipazione culturale e civile che porti a un’economia, a un’amministrazione pubblica sana, a pratiche quotidiane di solidarietà e coesione che possano determinare entusiasmo e desiderio di riscatto collettivo».

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