E’ MORTO L’ULTIMO STAGNARO DELLA SILA

di Saverio Basile

Biagio Scaramuzzino, stagnaro di professione, si è fatto carico per oltre quarant’anni di dare splendore al ventre arrugginito di pentole di rame, caccavi dei pastori nei quali mettere a cagliare il latte e quarare sfondate, passandovi lo stagno ancora bollente che egli stendeva velocemente con un batuffolo di stoppa otturandone i fori. Era solito aprire bottega, si fa per dire, giacché piazzava il mantice a tùrbine e la piccola incudine in mezzo alla strada, dove c’erano ad attenderlo più massaie, oppure più stabilmente proprio sotto il ponte del viadotto Neto. Poi per effetto del passa parola le donne gli portavano il lavoro e lui paziente attaccava il manico alla casseruola, stagnava il coperchio del pentolino, raddrizzava le “botte” con il suo martello di legno, azionando di continuo il mantice che soffiava su quattro pezzetti di legno che ardevano di continuo. Veniva da Mesoraca e vi trascorreva nel nostro paese un paio di mesi, solitamente agli inizi dell’autunno e in primavera, eseguendo un lavoro meticoloso e indispensabile, mettendo a nuovo casseruole, quararuotti e quarare, che le massaie tiravano fuori quando bisognava cuocere la minestra sul fuoco o mettere a bollire le frittole, una volta ammazzato il maiale. Lo conoscevano tutte le donne di una certa età e quando una signorina che aveva studiato, lo chiamò “magnano” egli quasi si offese, ma il fidanzato della ragazza gli precisò che era il nome italiano del quarararu. Biagio è morto il 31 agosto nel suo paese. Ha lasciato nove figli e prima di morire ha dato incarico alla moglie di avvisare il sindaco di San Giovanni in Fiore e di ringraziare tramite lui la popolazione sangiovannese che lo ha accolto e consentito di mandare avanti la sua numerosa famiglia. E così anche i figli sono grati alla nostra città.

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