ANTONIO GUARASCI RICORDATO NEL 45° ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

di Francesco Capocasale

La manifestazione svoltasi a Rogliano per il 45/o anniversario della scomparsa del presidente Guarasci, con la celebrazione della S. Messa nel Duomo e con il convegno tenutosi presso la sala consiliare, è stata l’occasione per la presentazione del “Calendario 2020″ curato dalla prof.ssa Nella Matta Rocca e dedicato, appunto, al politico scomparso. L’incontro, promossa dalla Fondazione Guarasci presieduta dal prof. Trebisacce, ha dato la possibilità di ripensare alla testimonianza politica di Guarasci, primo presidente della Regione Calabria. Antonio Guarasci era nato a Rogliano, il 7 maggio del 1918, morì, in un incidente stradale, a Polla sulla SA-RC il 2 ottobre del 1974, aveva frequentato il Liceo presso il Collegio S. Adriano di San Demetrio e conseguendo poi la maturità classica al “Telesio” di Cosenza. Nella seconda guerra mondiale, durante la prigionia negli USA, venne in contatto con diversi antifascisti, in questo periodo maturò pienamente la sua fede democratica e l’adesione convinta agli ideali della libertà e dopo il rientro in Italia nel 1946, conseguirà la laurea in Filosofia a Roma. Cominciò ad insegnare al “Telesio” di Cosenza proseguendo l’attività di docente di Storia e Filosofia fino al 1969 quando venne nominato preside del “Nitti” di Cosenza, fu poi docente universitario a Lecce, non riuscì ad insegnare all’UNICAL, dove era stato trasferito, per l’incidente nel quale perse la vita a 56 anni. Antonio Guarasci fu consigliere provinciale di Cosenza per il collegio di Rogliano dal 1952 e venne sempre riconfermato fino al 1970 quando divenne primo presidente della Regione Calabria. Alla Provincia di Cosenza fu anche assessore dal 1956 al 1962,diventando poi presidente della prima giunta provinciale di centro sinistra nell’Italia meridionale, dopo Milano, Firenze, Genova, iniziando così  a sperimentare la collaborazione tra democristiani e socialisti che trovò piena configurazione politica nel congresso DC di Napoli del  marzo 1962, dove Aldo Moro,  propose il percorso delle grandi riforme promosse  dai governi presieduti da Amintore Fanfani e poi dallo stesso on. Moro: il piano casa, i progetti  delle grandi infrastrutture come la SA-RC-, la riorganizzazione della CASMEZ, la scuola media unificata, la nazionalizzazione dell’energia elettrica con la nascita dell’ENEL, il primo grande piano per un moderno stato sociale. Il prof. Guarasci fu un acuto pensatore politico, attento all’applicazione dei 3 elementi che hanno caratterizzato il suo impegno politico/amministrativo: il Popolarismo e il Meridionalismo, nell’accezione sturziana, e dopo il 1970, il Regionalismo. Sempre attento, pur da laico, al rapporto tra Fede e Politica, scrisse  ad esempio sul Concilio Vaticano II la seguente riflessione: “il significato del Concilio non è solo nominalistico, di aggiornamento  della terminologia o del semplice quanto significativo passaggio dal latino all’italiano, ma è più profondo, più innovativo, non più Costantiniano ma di grande apertura ai  cristiani di altre fedi religiose”, quasi anticipando quando poi accaduto dopo con il Pontificato di Giovanni Paolo II  e di Benedetto XVI e oggi di Papa Francesco, ovvero l’incontro e il dialogo tra le grandi religioni che si ritrovano ad Assisi a pregare per la pace e a meditare sul valore della solidarietà e della cooperazione tra i popoli.  Antonio Guarasci è stato un convinto meridionalista e un regionalista appassionato, individuò nel Regionalismo, l’occasione storica di superamento della questione meridionale, attraverso un processo di articolazione territoriale basato sulla partecipazione democratica che, realizzando quanto previsto dalla costituzione repubblicana, in un periodo di tempo non lungo avrebbe posto le condizioni per una sola Italia unita socialmente ed economicamente dalla Lombardia alla Sicilia. In questa prospettiva vanno inquadrate le iniziative promosse da Guarasci insieme a Piero Bassetti, DC, della sinistra di base come Guarasci, primo presidente della Regione Lombardia che aveva con Guarasci, oltre che una forte amicizia, anche una comune visione strategica dello sviluppo italiano partendo dal regionalismo e nella saldatura tra il sistema delle autonomie regionali e l’ordinamento centrale. Nel documento finale  del primo incontro tra Calabria  e Lombardia  si legge: “il Mezzogiorno non è un problema settoriale, di braccianti, manovali, contadini, è un problema nazionale, di tutto il paese, della politica nazionale, quasi in linea con quanto scritto molti anni dopo, dai vescovi italiani quando affermarono, nel documento per “un Paese Solidale”: “un Mezzogiorno umiliato, staccato dall’ Europa e dal resto dell’Italia, che arretra sul piano sociale, toglie valore all’Italia intera – al sistema – paese”. Guarasci aveva consolidato la sua formazione leggendo e studiando gli scritti e le analisi di Dossetti, Lazzati e La Pira, collegandosi, da storico e da filosofo alle tesi del personalismo comunitario di Mounier e alla elaborazione di Umanesimo integrale di Maritain ma, soprattutto, di Guarasci se ne ammirava la sua Fede, matura, adulta, vissuta in termini di coerente testimonianza, in perfetto equilibrio, per come è stato osservato, “tenere insieme fede, impegno politico e ragione”. Queste tematiche affascinavano Guarasci che promuoveva, intorno a questo riguardo, significative iniziative partendo dalla esortazione di Giovanni XXIII a parlare con “tutti gli uomini di buona volontà e non ad accusarli”, per scrivere anche in Calabria una pagina nuova di sviluppo e di progresso nella solidarietà Antonio Guarasci aveva compreso che fosse necessario per il riscatto del Sud e della Calabria partire dalle comunità locali, dalle città, dalle province non intese sul piano amministrativo ma sotto il profilo territoriale, dalle aggregazioni sociali, oggi si direbbe stakolders – attori dello sviluppo locale. Guarasci aveva un grande talento culturale unitamente ad una grande passione civile sempre orientata al bene comune, spesso richiamava – da convinto meridionalista – il dovere di una nuova coscienza civile più matura, per la promozione di una nuova classe dirigente protagonista di uno sviluppo del Mezzogiorno in linea con la sua storia, le sue peculiarità, le sue specificità, le vocazioni del territorio, prefigurando il coordinamento tra stato centrale e regioni, oggi si direbbe “cabina di regia”, per stabilire procedure, tempistiche, progetti in grado di far decollare il Mezzogiorno, lavorando – ad esempio – per la nascita dell’UNICAL che poi il Ministro Misasi  istituì per realizzare sulle colline di Arcavacata a Rende, una nuova università all’avanguardia che, per come sosteneva Guarasci,  “avrebbe dovuto formare più tecnici, più ingegneri, più esperti di elettronica, di meccanica, di fisica, di chimica. Il Prof. Antonio Guarasci fu Maestro e Educatore per una cultura politica nuova in grado di comprendere i doveri del cosiddetto “governo delle prossimità”, anticipando, in questo senso, un termine diventato di uso corrente molti anni dopo e perseguendo la necessaria sinergia tra programmazione e sviluppo economico.  L’Onorevole Aldo Moro indimenticabile leader DC e riferimento principale dell’area democristiana alla quale finché è vissuto si è richiamato anche Guarasci, affermò “noi non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell’avvenire, il domani non appartiene ai conservatori e ai tiranni é degli innovatori attenti e seri e quel domani può ancora oggi appartenere ai  cattolici democratici per testimoniare  il  collegamento tra fede e storia, tra impegno politico e ispirazione religiosa/spirituale che Guarasci applicò con esemplare  rigore laico nel rispetto delle istituzioni ma anche con forte e convinta adesione alla dottrina sociale della Chiesa.

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