QUEL VESTITO SEMPRE PIU’ BELLO

Simbolo di sensualità

QUEL VESTITO SEMPRE PIU’ BELLO

Che ancora oggi evidenzia la bellezza delle nostre donne

di Miriam Latini

Il tradizionale abito femminile Sangiovannese ‘u ritùortu nel corso della sua lunga storia si è trasformato e adattato ai tempi, diventando sempre più corto, dalla “cammìsa” sempre più scollata, le maniche sempre più ristrette, a “gunnèlla” sempre più vicina al ginocchio, tanto da richiamare le attenzioni del clero, con la figura di Vincenzo Padula, sacerdote e poeta calabrese dell’Ottocento.

Un abito per nulla austero, come invece potremmo pensare, ma che va ad esaltare la sensualità. È luogo comune, oggi pensare agli abiti tradizionali come volti a nascondere il corpo della donna, il vestito in realtà vuole mettere in risalto la femminilità, le forme e non certamente celarle. Basti guardare a come il seno veniva modellato anche là dove la natura non era stata così generosa e come i fianchi venivano evidenziati con l’aggiunta, nelle donne più esili, del “circhju”, un pezzo di stoffa arrotolato che conferiva più volume. La gonna plissettata richiama le movenze delicate, un abito modellato sul corpo che segue le curve, il seno, i fianchi, quasi per sedurre, simbolo di sensualità ed erotismo.

“L’aggiungere” di più stoffa, al di sotto del vestito, era sì legato ad esigenze climatiche a causa delle basse temperature silane, ma voleva altresì’ dare la visione di una donna in carne, vista ai tempi come simbolo di fecondità e benessere sociale.

Il romanticismo così diviene abito, espressione del piacere femminile, da renderlo sempre più prezioso dai vari gioielli. Da non sottovalutare anche il rito dell’acconciatura, che si ripeteva ogni giorno; i capelli infatti sono immagine di bellezza, espressione delle proprie emozioni, non a caso le donne gli scioglievano nei giorni di lutto.

In quanto ai colori nero e bianco dell’abito simboleggiano rispettivamente la morte e la resurrezione di Cristo (L’Alfa e L’Omega), la tradizione del nero è la luce emblematica del bianco. Gli abiti monacali hanno ispirato i più grandi stilisti come Coco Chanel, famoso è il suo primo vestito in velluto nero e colletto bianco.

“Non ci vuole molto per scoprire che, a San Giovanni, l’oggetto di maggiore interesse è costituito dalle donne…”  sciveva Norman Douglas, a conclusione del suo viaggio in Calabria agli inizi del secolo scorso.

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