IL CORAGGIO DELLE DONNE CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE

MANIFESTAZIONE PROMOSSA DALLA PROVINCIA DI COSENZA IN COLLABORAZIONE CON I LICEI DI SAN GIOVANNI IN FIORE

di Giovanni Iaquinta

“Le resistenti. Il coraggio delle donne contro la violenza di genere e la subcultura mafiosa”: è il titolo di un importante convegno patrocinato dalla presidenza della Provincia di Cosenza, in collaborazione con i Licei di San Giovanni in Fiore, che si è tenuto nell’Aula magna del Liceo scientifico – interessate le classi terze e quarte di tutti gli indirizzi che caratterizzano la scuola.  A introdurre i lavori, davanti a una nutrita platea giovanile, interessata e appassionata, il dirigente scolastico, Angela Audia. Che non si è soffermata sui consueti saluti di rito, ma, lungi dai convenevoli, ha abbracciato la tematica al centro dell’attenzione, facendo riferimento all’importanza della formazione contro ogni forma di violenza e, in particolare, sulle vessazioni, più o meno subdole, esercitate a carico dell’universo femminile, con un modus operandi che diventa a tutti gli effetti prodotto della subcultura mafiosa. Il Capo d’istituto, in questo senso, ha fatto da cassa di risonanza del lavoro che, indistintamente in tutti gli indirizzi, si sta portando avanti, per costruire una popolazione giovanile fatta di gentilezza, educazione, formazione, i veri cardini di ogni discorso che assegni all’amore, nella società contemporanea, un posto preminente. E non poteva non fare riferimento alle iniziative portate avanti durante l’anno in corso, con l’ultima – l’incontro con Gaetano Saffioti – dedicata alla lotta alla mafia e alla ‘ndrangheta, che non sarà una mosca bianca nella programmazione in corso di svolgimento e portata avanti, di concerto, dal corpo docente. Non poteva essere diverso l’esordio del presidente della Provincia e sindaco della città, Rosaria Succurro che, nella mestizia generale, ha ricordato la gravissima sciagura di Cutro che ha seminato decine di vittime, tra cui tantissime donne. Ed è ad esse che ha rivolto un saluto speciale, un pensiero, chiedendo a tutti di osservare un minuto di silenzio. Nelle sue parole la natura dell’incontro, itinerante, considerato che si ripete dopo la prima celebrazione a Cosenza. Spazio all’importanza del ruolo femminile nelle istituzioni locali e nazionali, non a caso, con l’elezione di Elly Schlein alla segreteria nazionale del PD, il maggiore partito dell’opposizione, il nostro Paese si ritrova con due donne ai vertici, ricordando Giorgia Meloni, Capo del Governo. Un’occasione che può creare un precedente e incoraggiare le donne a rivendicare maggiori istanze nella vita sociale, politica, professionale che, forse, rappresenterebbe un cambiamento di passo e un incoraggiamento per tutti. Molto apprezzato l’intervento di Arcangelo Badolati, Caporedattore della Gazzetta del Sud e, come testimoniato sul campo da anni, ormai, fra i maggiori esperti di lotta alla violenza femminile, di contrasto e prevenzione dei femminicidi crescenti.      Partendo dal ricordo di un caso esemplare – l’uccisione efferata dell’adolescente Fabiana Luzzi – per la brutalità e le circostanze in cui è nato, le sue parole hanno costruito, nella sostanza, un piccolo compendio sulle azioni da intraprendere, sulle cose da fare, quando una donna decide di chiudere una storia d’amore. Non stare sole quando accade, parlarne, non accettare un ultimo invito, i pretestuosi chiarimenti finali, perché questo è il momento in cui si annida il pericolo, la potenziale furia omicida di un assassino. Infatti l’amore non può diventare costrizione, circonvenzione, spionaggio, in una parola privazione della libertà personale. L’amore va lasciato, ha spiegato, a volare liberamente, se è vero che non esiste un sentimento più pulito e più nobile. Il bravo redattore, già autore di libri importante sull’argomento, ha fatto un bel viaggio nella letteratura italiana e straniera, classica e moderna, per far capire ai giovani la forza straordinaria che è in grado di liberare l’amore: Dante, Leopardi, Ungaretti, Shakespeare, i classici greci, insomma la testimonianza che l’amore è universale, senza tempo; è l’uomo, la sua natura migliore, la vita stessa, che nessuno può condizionare scambiando cioè la luce dell’amore con il buio delle tenebre, della morte.  Non meno importante il contributo del questore di Cosenza, Michele Maria Spina, che ha dato un taglio operativo al senso del suo discorso. Il ruolo delle istituzioni, la convergenza verso l’unico obiettivo di perseguire il crimine e la violenza diffusa, insieme alle altre forze di polizia nazionale. E ancora, riferimento a strumenti normativo-operativi come il “Codice rosso”, o l’illustrazione di un opuscolo prontuario in caso di situazioni di pericolo per le donne e, più in generale, la vicinanza dello Stato. Sulla stessa lunghezza d’onda il comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri, Dario Pini, che ha rimarcato le leggi presenti a disposizione di chiunque voglia e debba avvicinarsi a denunciare, in caso di soprusi nelle mura domestiche, perché è importante sentire lo Stato vicino. Le donne devono sentirsi protette, messe in condizione di non sentirsi sole, a cuore dell’impianto normativo previsto e, dunque, prese in custodia dallo Stato – ha rimarcato con forza. Toccante, molto profondo il taglio dato da Vincenzo Chindamo, fratello di Maria Chindamo, scomparsa per Lupara bianca, in Calabria, a Laureana di Borrello. Un caso inquietante e durissimo, ancora aperto. Emozionato e turbato, evidentemente ancora addolorato, il suo racconto ha fatto calare il silenzio in Aula magna. Parole in grado di definire in tutta la ferocia e bruttezza la subcultura mafiosa, all’origine di tutto. Che prima depriva la persona (anche la donna, come nel suo caso, dimostra il trattamento riservato alla povera sorella Maria) della libertà di scegliere di vivere liberamente, cambiare vita, pure il diritto di chiudere un’esperienza coniugale. Poi annienta, con la cancellazione delle tracce, con la morte più bieca e assassina. L’incontro si è rivelato molto proficuo, come suffragato dalle domande finali dei ragazzi intervenuti. Intelligenti, all’altezza di soffermarsi sui particolari di un mondo difficile, controverso, pericoloso e delicato. Che può passare in poco tempo dalla celebrazione dell’amore al suo soffocamento. Con la morte decisa dall’uomo che non concepisce la normalità e la civiltà dell’abbandono e, perciò, si sente autorizzato ad annientare la donna che si perde. A decretarne, con infamia, la fine, molto spesso atroce.

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