IL CAPO DEL SINDACATO ARGENTINO E’ SANGIOVANNESE

di Saverio Basile

Il viaggio in Italia di Ricardo Pignanelli, numero uno del sindacato argentino, è un susseguirsi di emozioni di quelle che possono mettere a rischio la tenuta cuore. Il primo degli incontri lo ha portato in Vaticano a tu per tu con Papa Francesco, l’amico di vecchia data, con il quale ha parlato dell’Argentina e degli amici in comune, tutti desiderosi di venire a Roma ad incontrare il “loro” Pontefice e poi a discutere dei problemi politici e sociali che attanagliano in questo momento la loro nazione, fino a bere, insieme al Pontefice, una fresca Coca-Cola, che il fotografo del sindacato non si è certo fatto sfuggire di immortalare, perché non è cosa di tutti i giorni che un Papa beva con la cannuccia in un bicchiere di carta. Il secondo incontro di Ricardo, un omone alla Bud Spencer, ha avuto come teatro la “Patria mancata”, quel lembo di terra che racchiude il Comune di San Giovanni in Fiore, da dove suo nonno Pasquale Antonio Pignanelli era partito per l’Argentina nel lontano 1911 all’età di 23 anni. Ricardo, dei suoi antenati sangiovannesi ricordava una cosa non certo di poco conto, quella ciò che la sua famiglia possedeva un cinema costituito da una vecchia baracca di legno, dove venivano proiettati i primi film muti. Un discreto input per gli storici locali, che sono risaliti così al sito dell’antica Vianovella ‘e ro Rapinu e alla famiglia ‘e marru Peppino Pignanelli (Veterana), gestore insieme ai suoi fratelli di quel “Cinema Paradiso” ante litteram. Quindi la visita alla casa di via Cognale, 6 che potrebbe essere proprio la casa della sua famiglia. Qui quel gigante di sindacalista si abbarbica al muro e lo bacia, vi si inginocchia davanti all’uscio di casa e si lascia prendere da un pianto liberatorio che gli amici dell’Opus Dei, che lo accompagnano, smorzano in tempo. Scherzi dell’emozione, dicono gli esperti, perche se si va a guardare nel curriculum del segretario general del Sindicato argentino Smata, motivi di emozionarci ce ne sarebbero tutti i giorni, quando per motivi istituzionali, il nostro concittadino si ritrova al cospetto della presidente della nazione argentina, Cristina Fernàdez de Kirchner e nei frequenti incontri con il ministro dell’industria Dèbora Giorgi. “Ma quello che maggiormente mi ha fatto emozionare – racconta Ricardo Pignanelli – è stata la firma della convenzione con Sergio Marchionne, che ha portato la Fiat ad investire in Argentina 130 milioni di dollari con la realizzazione a Cordoba di un nuovo impianto capace di produrre fino a 2.000 macchine agricole, 4.000 trattori e creare 600 posti di lavoro diretti e altri 1500 nell’indotto”. La giornata di Ricardo Pignanelli si è conclusa con una visita al sindaco Antonio Barile, per scartabellare tra i registri di fine ‘800, alla ricerca dei propri antenati; una visita all’Abbazia a pregare sulla tomba di Gioacchino da Fiore e, per finire, a pranzo nella villetta in Sila di Agostino Audia, che il comune amico Pino Tursi Prato aveva voluto in forma privata, per non affaticare più di tanto il segretario genaral dello Smata, il sindacato più prestigioso dell’America Latina. Prima di partire una raccomandazione: “Fatemi sapere qualcosa di preciso sulla mia famiglia, così tornerò al più presto e più motivato”.