IL COMUNE CHIEDE IL REDDITO MINIMO D’INSERIMENTO PER I GIOVANI DISOCCUPATI

Una seduta del Consiglio comunale straordinario aperto alle forze politiche e sindacali per discutere in tutta serenità di un problema particolarmente sentito dalla popolazione silana, ovvero il lavoro. “Siamo stanchi di continuare ad emigrare. Lo hanno fatto i nostri nonni, lo hanno fatto i nostri padri, ora basta, fateci vivere nel paese in cui siamo nati”. Frasi pronunciate al passaggio dei politici regionali e provinciali, che hanno accettato l’invito del presidente del Consiglio comunale Luigi Astorino e del sindaco Antonio Barile, di prendere parte a questo consiglio straordinario che si è svolto fuori della sede istituzionale, ovvero nel salone del Polifunzionale, adattato a sala consiliare. Nel suo intervento il sindaco Barile ha ribadito che la mancanza di lavoro rende anche impossibile governare un comune, quando non si è in grado di dare risposte a decine di padri di famiglia, che la mattina attendono il sindaco davanti all’ingresso del Municipio; poi ha parlato della possibilità di rintrodurre il “reddito minimo di inserimento”, peraltro già sperimentato negli anni scorsi, ma stavolta con il comune silano “capofila”. “Noi ci candidiamo, – ha detto Barile, rivolgendosi agli assessori regionali Nazzareno Salerno (Lavoro) e Giacomo Mancini (Bilancio) e al capogruppo del Pdl alla Regione, Gianpaolo Chiappetta – perché siamo il paese calabrese più colpito dalla disoccupazione”. E gli hanno fatto eco, il capogruppo del partito democratico Pino Belcastro, il consigliere del Pdl, Antonio Arnone, il segretario locale della Cgil, Giovambattista Nicoletti e i consiglieri comunali Gallo, Mauro, Cannizzaro, Iaquinta, Lacava e Antonio Nicoletti, ai quali si è aggiunto il presidente dell’Assopec, Giuseppe Talerico, che ha ribadito quanto già aveva avuto modo di dire sulla stampa locale nei giorni scorsi, ovvero: ”Metteteci nelle condizioni di poter continuare a rimanere attivi sul mercato con una politica creditizia  apertas e democratica”. Insomma, è stato esplicito il dato che ve é la necessità di passare all’enunciazione di un Piano di lavoro, indirizzato all’ambiente e al bosco, magari con l’aiuto dell’Unical, dei Comuni interessati e da Provincia e Regione. Per questo, la gran parte del pubblico composta da disoccupati e precari, ha ascoltato con attenzione la “risoluzione” del proprio dramma. Soprattutto quando l’assessore regionale al Bilancio, Giacomo Mancini, dopo aver lodato l’iniziativa, ha rilevato che la legislazione vigente vincola tutti al “Patto di stabilità”. Altri contributi importanti per la discussione sono stati quello della neo deputata del Pd Enza Bruno Bossio e dell’assessore provinciale al Mercato del lavoro, Giuseppe Giudiceandrea. Più volte chiamato in causa l’assessore regionale al lavoro Nazzareno Salerno, ha assicurato che l’apporto non mancherà, nonostante, egli abbia osservato che stiamo camminando sulla dinamite. In definitiva, il Piano di lavoro c’è, come deliberato l’8 aprile, ma tutti devono dare il proprio apporto, affinché venga ad essere concretizzato: Comune, Provincia, Regione, Università, e i diversi ministeri, ovvero Lavoro, Bilancio e Previdenza Sociale. Nel corso del dibattito, per la cronaca, è pure emersa un’altra puntualizzazione, partita da Barile, che ha chiesto un rapporto proficuo con la Provincia e, quindi, con il presidente Mario Oliverio. Precisazione, poi “ripresa” dall’on. Enza Bruno Bossio, la quale ha puntualizzato che “per preparare la pace, bisogna lavorare per la pace. E proprio a conclusione dei lavori, la vera speranza è rimandata al tavolo dei ministeri del Lavoro, Bilancio e Previdenza Sociale, cui si farà “portatrice” la sottosegretaria Jole Santelli probabilmente già il prossimo 4 giugno.