L’ABBAZIA CISTERCENSE DI CORAZZO

di Teobaldo Guzzo

L’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, ricadente oggi in località Castagna, Comune di Carlopoli (Catanzaro), è stata riprodotta in scala e, sistemata in una teca, ha trovato posto nella sala arrivi dell’aeroporto di Lamezia Terme. Il plastico in pietra, realizzato nell’ambito del “Progetto Gedeone”, costituisce un nuovo tassello del già ricco ventaglio di iniziative avviate sin dal 2004 e finalizzate a rendere fruibile da un pubblico sempre più numeroso il patrimonio storico-culturale custodito nell’altopiano pre-silano del Reventino. Il fine ultimo della riproduzione in scala dell’Abbazia di Corazzo è quello “catturare” l’attenzione del turista, che sbarca nell’aeroporto lametino, sui beni culturali delle comunità calabresi. I promotori dell’iniziativa (Antonio Mangiafave e Pasquale Guadagnuolo del “Progetto Gedeone”) tengono a precisare che non si tratta di “un semplice plastico”, bensì di “un nuovo punto di partenza” dal quale prende corpo  una nuova campagna di “crowdfunding”, ovvero una pratica di micro-finanziamento dal basso che mobilita risorse e persone, ovvero, una campagna di raccolta fondi, avviata proprio in questi giorni di inizio di nuova stagione, che ha un unico e comune obbiettivo, raccogliere le risorse economiche necessarie per ovviare alle spese da affrontare in futuro per la riqualificazione, la messa a norma e la promozione di altri beni culturali che impreziosiscono l’altipiano presilano catanzarese. Non v’è dubbio che la riproduzione in pietra dell’Abbazia di Corazzo, esposta nell’aeroporto di Lamezia Terme, toglie dagli archivi della storia, riproponendola all’oggi del nostro tempo, la vita, l’impegno, la presenza di Gioacchino da Fiore, che trascorse un decennio circa tra le mura dell’abbazia sino al 1188, allorquando fu sollevato dal Papa dall’incarico. L’abbazia di Santa Maria di Corazzo fu fondata dai benedettini nell’XI secolo in prossimità del fiume Corace in Calabria, ricostruita successivamente dai cistercensi nel XII secolo, danneggiata una prima volta dal terremoto del 27 marzo 1638 e ancora dopo dal disastroso terremoto del 1783. La storia di Santa Maria di Corazzo si incrocia con quella di Gioacchino da Fiore, che qui vestì l’abito monacale, divenendone subito dopo abate. Proprio a Corazzo, Gioacchino da Fiore scrisse le sue opere principali, aiutato dagli scriba Nicola e Giovanni. Quest’ultimo prese il suo posto quando Gioacchino andò via. Gioacchino, nonostante fosse l’abate del monastero stava per lunghi periodi lontano da esso a causa del suo impegno a scrivere testi di teologia. Nel 1188 fu sollevato dal Papa dal guidare l’Abbazia, affidandola, con tutti i suoi uomini e beni, ai cistercensi di Fossanova. L’abate Gioacchino si staccò, quindi, definitivamente da Corazzo trasferendosi prima in un porto di quiete (Pietralata), per poi ridiscendere in Sila nella primavera del 1189 dove fondò a San Giovanni in Fiore una nuova, congregazione religiosa detta Congregazione Florense, approvata da Celestino III nel 1196.

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