PRESENTATO AD ACRI L’ARCHIVIO MALITO

di Francesco Capocasale

Si è svolta ad Acri, la manifestazione di presentazione dell’Archivio Malito, iniziativa promossa dai fratelli Gennaro e Francesco Cilento e relativa all’illustrazione dell’attività imprenditoriale della produzione e lavorazione della seta avviata dalla famiglia Malito sin dal 1831 e proseguita sino agli anni 40 del 900. L’incontro molto partecipato è stato introdotto dall’arch. Cilento e ha registrato diversi interventi tra i quali quello svolto dalla dr.ssa Maria Letizia Fazio già direttrice dell’Archivio di Stato di Cosenza che ha ricostruito le fasi di costituzione dell’Archivio Malito. La manifestazione, patrocinata dal MIBAC, ha consentito di conoscere un Archivio di notevole interesse che riguarda non solo l’attività imprenditoriale ed economica della famiglia Malito, ma anche la storia di un comune importante della nostra provincia e, come è stato sottolineato, anche la grande capacità di iniziativa imprenditoriale calabrese che si sviluppò tra la metà del’800 e gli inizi del 900. L’Archivio Malito racchiude   un periodo di oltre un secolo e, attraverso documenti    di     natura diversa (rapporti commerciali, registri, lettere, contratti) organicamente riordinati con l’impegno altamente professionale di specialisti del settore, contribuisce a far conoscere un periodo storico nel quale spiccano la partecipazione della Filanda Malito all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881 e di Torino del 1898. Vengono anche evidenziati i rapporti internazionali avviati e realizzati anche attraverso la partecipazione ad eventi, oltre i confini nazionali, come la presenza della Filanda Malito all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900. Questi dati evidenziano in maniera chiara, come viene segnalato in uno studio della Confindustria Cosentina, la capacità degli Imprenditori Malito,  per il contesto storico in cui operarono, di ricercare mercati più ampi e nuovi superando le dimensioni locali e regionali, per mezzo di un’ attività imprenditoriale di “buone dimensioni e  tecnologicamente avanzata” ed  autorevolmente inserita  sia nei mercati della  seta che dei bossoli, rappresentativa di una cultura imprenditoriale innovativa che realizzò  importanti esportazioni di prodotti serici. L’esperienza lavorativa ed imprenditoriale della Filanda Malito di Acri si inserisce nella storia più ampia e  più complessa dell’industria meridionale nel periodo post-unitario, significativa  per l’epoca in cui si svolse, per l’avvio di una “moderna ed efficiente organizzazione” che contribuì all’elevazione sociale di una Comunità interna della nostra regione pur in un contesto ampiamente caratterizzato da una economia nazionale ancora “prevalentemente agricola” e sottoposta, purtroppo, nel Sud alle “regole del baronaggio meridionale”. Benché studiato da eminenti storici forse sarebbe necessario ulteriormente approfondire questo periodo con particolare riguardo all’ “apparato imprenditoriale meridionale” comunque  esistente nella   pre–unità e scomparso o notevolmente ridimensionato nelle immediate fasi successive, magari immaginando un processo unitario alla rovescia con Napoli, Capitale dell’Italia unita, e con uno “statista del Mezzogiorno” della capacità e della preparazione  di Cavour  di indubbio valore Europeo, e non come l’avvocato D. Liborio Romano che fu a lungo ministro e collaboratore dei Borboni, per poi convertirsi al “verbo unitario piemontese”, accogliendo Garibaldi al suo ingresso nell’antica capitale del Regno delle due Sicilie assistito, per la tutela del “nuovo ordine”, dalla camorra. Ma analizzare, sotto questo profilo, questi aspetti richiederebbe tempo e approfondimenti lunghi e particolarmente impegnativi. Oltre questa considerazione si può rilevare, come l’archivio avviato dimostra, che la Filanda Malito resisterà più a lungo di altre analoghe iniziative sorte nella nostra provincia e nel territorio di Reggio Calabria, riuscendo ad operare, nonostante la concorrenza internazionale che inserì nel mercato altri prodotti di cotone e lana, fino al 1943. L’inaugurazione dell’Archivio Malito oltre ad essere, sicuramente un atto di attenzione verso la città di Acri, da parte dei fratelli Cilento, è certamente una testimonianza di affettuoso e filiale ricordo della Signora Giuseppina Malito-Cilento che ha sapientemente e gelosamente custodito la documentazione che è stata poi riordinata e catalogata in maniera scientifica in un paziente lavoro durato alcuni anni a partire dal 2003. Occorre, adesso, per come è stato ricordato, fare conoscere ulteriormente questo “presidio storico e culturale”  incentivando i rapporti con l’Unical e promuovendo, per come, peraltro già avvenuto, l’elaborazione di Tesi Universitarie che analizzano questo “segmento imprenditoriale” della nostra regione, iniziando anche a digitalizzare e mettere in rete il materiale raccolto. L’impegno è appena cominciato, ma certamente i promotori non si sottrarranno ad ulteriori sviluppi dell’iniziativa  nella consapevolezza che fare “memoria non è   un atto passivo, ma serve a rafforzare un’identità locale” per meglio comprendere il passato”, perché “solo con il legno della memoria si può costruire la nave del futuro”, per come ci ricorda Margherita Yourcenar: “fondare  biblioteche, archivi è come costruire  ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito per continuare a scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti”.

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