ACQUA, UNA RICCHEZZA SOTTOVALUTATA

Agli albori del Terzo Millennio ancora non abbiamo capito che l’acqua potrebbe costituire la nostra vera, autentica ricchezza. Ne abbiamo in quantità esuberante, ma nessuno ha pensato di sfruttarla adeguatamente. Intanto quel tentativo messo in atto agli inizi del secolo scorso di utilizzo dell’acqua per la produzione di energia elettrica si va rivelando sempre di più incapace di determinare occasioni di lavoro per gli abitanti dei comuni che forniscono questo bene primario. Ai fini irrigui poi l’acqua della Sila conta scarse utenze perché gli invasi previsti all’indomani dell’entrata in vigore della Riforma Agraria non sono mai entrati in esercizio (come Vutturino e Redisole) e di conseguenza i terreni che ne avrebbero dovuto beneficiare sono rimasti a secco. L’imbottigliamento del prezioso liquido per uso alimentare si limita al solo impianto di Fontenoce, in contrada Bocca di Piazza in comune di Parenti. Uno studio serio commissionato nel 1963 dall’Opera per la valorizzazione della Sila a Giuseppe Rogliano evidenzia che “Le acque sorgive della Sila appartengono al tipo freddo o indifferente e, generalmente, sono oligominerali potabile che confermano ancora una volta la giusta osservazione di Plinio: le acque sono tali quale è il terreno attraverso cui scorrono”. Giuseppe Rogliano nella sua scrupolosa perlustrazione lungo l’Altopiano Silano ha individuato ben dodici bacini idrografici censendo una infinità di sorgenti che sgorgano nei diversi fiumi che solcano l’Altopiano. Tanto per limitare il discorso al solo territorio di San Giovanni in Fiore le sorgenti rilevate sono: Neto (68 sorgenti), Righio (17), Arvo (34), Garga (31), Lenzano (149), Ampollino (70), Lese (39), per un totale complessivo di 273 sorgenti. Un patrimonio inestimabile che però non è affatto utilizzato a fini economici. Ecco perché torniamo ad insistere nel sostenere che dall’acqua potrebbe scaturire la nostra ricchezza. Intanto cominciando a valutare le possibilità di nuovi impianti di imbottigliamento e poi rivedere la convenzione con l’A2a che è un’azienda privata, che trae utili dallo sfruttamento delle nostre risorse idriche, che però portano solo spiccioli nelle casse dei comuni rivieraschi della Sila. È chiaro che per poter iniziare un nuovo discorso, anche a livello legislativo, occorre un nuovo studio sulla portata delle diverse sorgenti per giungere anche ad una rivisitazione della vecchia legge, a suo tempo approvata da camera e senato, che assegna ai comuni rivieraschi una aliquota sul prodotto lordo da parte delle società idroelettriche che producono energia utilizzando le acque di quei determinati bacini.

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